La presenza di mucosa cheratinizzata è un elemento molto importante per la salute orale di un individuo. Questo è vero soprattutto nel caso di pazienti odontoiatrici sottoposti a interventi di implantologia dentale. Diversi studi specialistici hanno difatti ritrovato una correlazione tra la cheratinizzazione delle gengive e il tasso di insorgenza della perimplantite: un’infiammazione che riguarda le aree di tessuto parodontale intorno agli impianti. Ne abbiamo parlato insieme a DENS che svolge la sua attività come dentista a Como.
Mucosa cheratinizzata: perché serve
La cheratinizzazione è un processo fisiologico che riguarda gli strati più superficiali della pelle, che vengono trasformati in cheratina, una proteina filamentosa ricca di zolfo. Tale fenomeno annulla le funzioni vitali della cellula, la quale si indurisce e assume la funzione di una barriera protettiva a favore degli strati di tessuto più profondi. In ambito odontoiatrico si parla di mucosa cheratinizzata in riferimento alle gengive che, sottoposte al cambiamento appena descritto, diventano più elastiche, plastiche e resistenti. La mucosa cheratinizzata, generalmente la porzione più vicina al dente, diventa dunque una protezione supplementare da traumi esterni e urti masticatori. Essa facilita inoltre la prevenzione di infezioni e infiammazioni dei tessuti molli. Nel caso dell’installazione di impianti dentali dunque, una più consistente quota di mucosa cheratinizzata diminuisce le possibilità che il soggetto interessato sviluppi la perimplantite. Più nel dettaglio, la perimplantite è una particolare infiammazione gengivale che colpisce i tessuti nei pressi degli impianti, determinando la progressiva perdita dell’osso circostante. Si tratta di una patologia abbastanza diffusa, che colpisce circa il 56% dei pazienti ed è provocata da vari fattori, quali ad esempio:
- Scarsa igiene orale;
- Fumo;
- Alimentazione errata;
- Scarsa manutenzione dell’impianto;
- Presenza di batteri.
Il rischio di perimplantite può per l’appunto essere accentuato dall’assenza, o dalla scarsa presenza, di mucosa cheratinizzata. La sua funzione è pertanto fondamentale nel mantenimento della salute orale di un paziente sottoposto a intervento di implantologia.
Mucosa cheratinizzata e perimplantite: gli studi
Quando si parla di implantologia dentale, è importante sottolineare che essa è un aspetto dell’odontoiatria ancora relativamente giovane. Per tale motivo, gli effetti degli impianti sono soggetti a costanti studi e revisioni. La perimplantite stessa è una patologia che solo negli ultimi anni ha interessato sistematicamente i professionisti sanitari, dato il recente aumento di interventi con impianto. Molti dentisti ad esempio suggeriscono che, al di là di fattori variabili come la quantità di mucosa cheratinizzata presente nel cavo orale, bisognerebbe essere più cauti nel sostituire denti ancora recuperabili con impianti, in quanto essi favoriscono la ritenzione del biofilm batterico. Per ovviare al problema, molte aziende hanno iniziato a produrre superfici microruvide, in modo da trattenere meno batteri. Anche l’effettivo ruolo della mucosa cheratinizzata è ancora discusso. Un recente studio, pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology e condotto su 40 pazienti sui quali sono stati installati 68 impianti, ha ad esempio suggerito che tra i fattori predittivi chirurgici della perimplantite, la perdita di osso marginale sia più rilevante della presenza di tessuto cheratinizzato. Altri studi invece mettono in secondo piano l’aspetto protettivo della mucosa cheratinizzata sul margine della gengiva, sostenendo invece che il suo beneficio principale sia quello di facilitare le manovre di igiene orale. Al netto di una casistica eterogenea, la maggioranza degli studi concorda sul fatto che sia auspicabile che la mucosa cheratinizzata sia spessa almeno 2 mm. Sotto tale spessore, si è infatti riscontrato un maggior tasso di suppurazione e un minor livello di osso marginale. L’interpretazione più equilibrata degli studi sembra pertanto consigliare un approccio integrato. Ciò significa prendere in esame anche altri fattori insieme alla presenza di tessuto cheratinizzato. Tra questi eventuali recessioni gengivali, la perdita di attacco, la stabilità del tessuto osseo perimplantare e il comfort provato durante lo spazzolamento. Leggi anche l’articolo: Guida completa allo stampaggio dei materiali plastici: tecniche, vantaggi e applicazioni